Pollice verde

Pollice verde (più o meno)

Primule colorate

Da quando sono nata, finché ho vissuto in famiglia, avendo avuto sempre cani, i miei genitori hanno scelto case in cui abitare che avessero un giardino; così fin da piccola ho potuto rapportarmi con fiori e piante di ogni genere, pasticciare giocando con la terra, arrampicarmi sui nostri primi oleandri, dondolarmi sull’amaca in mezzo agli alberi più robusti.

Aiuola di margherite
nel giardino della mia infanzia

Ricordo ancora con affetto quando la mamma con il nonno, con perseveranza, cercavano di ricavare un pezzetto di orto nel nostro primo giardino, in mezzo alla modernità cittadina già allora: lavorando una terra dura circondata da muretti, nonostante tutto qualcosa veniva su sempre! E uno dei primi compiti casalinghi, mio e di mio fratello, a turno, era proprio quello di annaffiare orto, prato, aiuole, piante e fiori. Negli spazi esterni di ogni casa in cui abbiamo vissuto c’era da piantare, seminare, potare, rinvasare e far crescere.

Ma il giardinaggio non era ancora un hobby a cui dedicarmi. Lo è diventato col tempo trascorso con una “nonna acquisita” sui suoi grandi terrazzi a prenderci cura delle sue piante; così è emerso e cresciuto quel pollice verde (più o meno) che sopiva in me.

Ora (da quando sono sposata vivo in un appartamento senza giardino) mi sbizzarrisco sui miei, non troppo grandi, balconi.

Con quel poco di esperienza appresa sul campo e senza studi inerenti cerco di coltivare in vaso piante e fiori, accanto alle immancabili piante aromatiche. Facendo i conti con le avversità climatiche e atmosferiche ogni tanto accuso qualche decesso, forse anche per qualche mia negligenza (soprattutto con le piante da interno!). Ma più mi impratichisco, con gran soddisfazione, e più ammiro i risultati della mia dedizione!

Scambio piantini con parenti ed amici; acquisto piante in offerta; compro piante che mi piacciono; compro piante al supermercato, anche quelle ormai sciupate (e per questo anche scontate), quelle che non vuole più nessuno, nella speranza di dar loro una possibilità di vita. E se poi qualcuna diventa troppo grande e rigogliosa per lo spazio a me disposizione… viene trasferita nel grande giardino della mamma ed è lì che do il meglio delle mie capacità creative e artistiche (con il suo aiuto e la sua autorizzazione):

  • zappo, semino, pianto;
  • invaso, rinvaso e trapianto;
  • estirpo tronchi secchi di alberelli morti;
  • strappo le erbacce e poto arrampicanti;
  • pitturo e decoro pallet di recupero, cassette di legno riciclate e cestini regalati o trovati nei mercatini…

Tento sempre qualche “ingegnosa“, fantasiosa e creativa soluzione per sistemare e decorare gli spazi.

Il mio angolino in balcone

Prendermi cura di questi esseri viventi è anche un modo per raccogliere quella sorta di eredità che mi hanno lasciato, ognuno tramandandolo a suo modo, coloro che ora non ci sono più, e che hanno posto in me i semi di questa passione. Inoltre, stare all’aria aperta svolgendo questa attività mi rilassa, anche se alle volte si fatica fisicamente, e mi dà l’opportunità di circondarmi di verde e di colori pur rimanendo in città, supplendo in tale maniera in minima parte, al mio acceso desiderio di natura: un angolo tutto mio dove connettermi con essa.
In realtà, a detta di mio marito, se continuo così, per far posto alle piante, noi non riusciremo più a trovare nemmeno quell’angolo per stare sul balcone!

Ricordo

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